Articolo
pubblicato sul numero 35 di Giano. Pace ambiente problemi globali, maggio-agosto
2000
I "ROGUE STATES": UNA MINACCIA PER LOCCIDENTE?
di Pier Giovanni Donini
Negli ultimi anni i governi di Washington e, con qualche imbarazzo, quelli
dei paesi europei della NATO, hanno aggiunto al loro armamentario ideologico
la categoria dei rogue States per definire, con un aggettivo che in origine
significa vagabondo e, specificamente nel Far West, ha assunto la connotazione
di "animale escluso dal branco" e dunque particolarmente feroce e
pericoloso, un certo numero di paesi la cui ostilità reale o proclamata
non fosse riconducibile agli schemi della guerra fredda o, dopo il collasso
dellUrss, alla sopravvivenza di elementi di "socialismo reale"
qua e là per il mondo. Ci sembra interessante rilevare che la doppia
categoria degli Stati buoni e cattivi fa capolino anche nel nuovo Concetto Strategico
della NATO e che la maggior parte dei rogue States appartengonoal mondo
arabo e alle sue immediate adiacenze.
Primo in ordine di tempo e di importanza è naturalmente lIran:
"paese pericoloso e fuorilegge", con ambizioni "ostili verso
il mondo intero" secondo segretari di Stato sia a riposo, sia tuttora in
servizio : ostilità perfettamente giustificata dal punto di vista degli
Stati Uniti, sol che si consideri come la rivoluzione del 1979 abbia privato
gli Stati Uniti del loro più potente alleato nella regione del Golfo.
Il che non significa, naturalmente, che dietro questa ostilità esista
un reale pericolo per lOccidente. Lintenzione, pur proclamata da
Teheran, di esportare la rivoluzione islamica si è tradotta in ben poca
cosa: qualche attentato sulla sponda araba del Golfo e un più impegnativo
appoggio agli sciiti libanesi, che va considerato legittimo in termini di diritto
internazionale alla luce delloccupazione israeliana del Libano meridionale.
Diverso il caso iracheno, inquadrabile nella sterminata tipologia dei regimi
che a Saigon come a Jakarta e a Manila, a Panama come a Santiago e a
Buenos Aires furono prima sostenuti e poi abbandonati dalla sera alla
mattina non appena rivelatisi non tanto impresentabili quanto inutili. LIraq
di Saddam, che non suscitava a Washington scrupoli umanitari fin che si limitava
a massacrare curdi e comunisti, fu incoraggiato e scatenato dagli Stati Uniti
contro lIran nella prima guerra del Golfo, forse ingannato con qualche
ambigua promessa di benevolo disinteresse statunitense per la vertenza con il
Kuweit fino alla vigilia dellinvasione dellemirato, e infine utilizzato
come pretesto per una gigantesca mobilitazione internazionale diretta
come poi è risultato evidente non a eliminare il dittatore di
Baghdad, ma a segnalare al mondo il ruolo degli Stati Uniti nellera del
postbipolarismo . Quel regime costituiva e costituisce una minaccia per
i suoi sudditi e, in misura molto limitata, per i suoi più immediati
vicini, che non hanno particolare motivo di temere un ripetersi delle imprecise
salve di missili Scud lanciate a suo tempo contro Arabia Saudita e Israele:
presentarlo come minaccia contro lOccidente serve soltanto a giustificare
le spese per la presenza militare statunitense nel Golfo teorizzata dalla dottrina
del Dual containment, e a mantenerlo sotto un embargo che sta facendo
strage del popolo iracheno.
Di manipolazione della realtà da parte dellamministrazione di Washington
e della propaganda della NATO si deve parlare anche nel caso degli altri rogue
States arabi. Siria, Libia e Sudan sono paesi retti da regimi che in varia
misura si sono segnalati per repressioni di oppositori allinterno e di
dissidenti allestero: atti che meritano lesecrazione delle persone
occidentali oneste. Qui però non hanno titolo a formulare giudizi politici
o morali i rappresentanti del governo degli Stati Uniti, alleati o complici
di regimi che hanno praticato repressioni altrettanto se non più cruente
nellIran imperiale e nellIndonesia di Suharto, in Guatemala, in
Cile e in Argentina. E neppure hanno titolo a scandalizzarsi i governanti dei
paesi NATO, sia per stragi discretamente gestite sia per lo "stragismo"
degli anni 60 e 70, di cui gli italiani devono ancora conoscere
le trame.
[...] continua