Rivista quadrimestrale interdisciplinare fondata nel 1989 |
DOPO LA "GUERRA FREDDA". GEOPOLITICA E STRATEGIA DELLA NATO
di Salvatore Minolfi
Scomparso il nemico originario lAlleanza atlantica perdura, muove guerra e si espande, realizzando la propria intima vocazione alla "diffusione di potenza"
Tra guerra e pace: l"ordine internazionale" e i suoi paradossi
Benché sia ormai trascorso un decennio dallinizio dei vasti sconvolgimenti che hanno investito lo scenario europeo e mondiale riunificazione tedesca, dissoluzione dellURSS, smembramento della Jugoslavia e conflitto internazionale nel Kosovo non è ancora possibile tracciare, se non in maniera del tutto provvisoria, il bilancio di un periodo delle vicende internazionali segnato dalle incertezze e dal disordine tipici di una fase di profondo mutamento, le cui linee di sviluppo, però, non sembrano ancora emergere compiutamente. Si tratta, peraltro, di una difficoltà che lanalisi politica condivide con il lavoro dello storico, alle prese con lurgenza di una valutazione, ben altrimenti impegnativa, del secolo che si chiude.
Certo, limmagine di un Novecento segnato da tre conflitti mondiali generali due guerre "calde" ed il quarantennale confronto bipolare tra Stati Uniti ed Unione Sovietica ha una sua indiscutibile carica suggestiva, ma lascia senza soluzione alcuni importanti problemi relativi al giudizio storico sulla natura della guerra fredda (e del secolo nel suo insieme). Era una forma inedita di ordine internazionale, come sembravano supporre le più diffuse concettualizzazioni politologiche e storiografiche (il "sistema bipolare", l"ordine di Yalta", ecc.)? O si trattava, piuttosto, di una vera e propria guerra, cui lalba dellera atomica impedì di tracimare oltre il livello della pace armata, del confronto onnipervasivo ma pur sempre freddo?
Si è sostenuto il dibattito è ben noto che non tutte le guerre sono uguali. Ve ne sono alcune che per ampiezza e portata hanno capacità "costituenti", sono cioè in grado di creare le fondamenta di un nuovo ordine internazionale. La "guerra dei trentanni" del nostro secolo (19141945) avrebbe prodotto il sistema bipolare il cui effettivo contenuto di "ordine" era in realtà limitato al Vecchio Continente. Il paradosso di tale sistema, tuttavia, consisteva nel fatto che esso non nasceva da un tacito ma sostanziale accordo tra i nuovi Stati leaders e dal loro reciproco riconoscimento. Al contrario, la sua fisionomia e le sue concrete modalità di funzionamento si affermarono nel vivo di una competizione che nel volgere di qualche decennio dilagò dal teatro europeo a quello mondiale. Quello bipolare aveva per certi aspetti le sembianze di un "sistema di guerra", di quei sistemi cioè che vivono in funzione della propria dissoluzione.
Ora questa "provvisorietà", malgrado le illusorie stagioni della distensione (allorchè, per almeno due volte, gli elementi "cooperativi" del sistema sembrarono bilanciare quelli "competitivi"), sembra essere effettivamente appartenuta al sistema internazionale nato dalla seconda guerra mondiale. Una "provvisorietà", vale sottolinearlo, che finora gli studiosi del Secolo avevano unanimemente riconosciuto solo nel lungo e tormentato "entre deux guerres", tra Versailles e Yalta.
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