Rivista quadrimestrale interdisciplinare
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GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 37 di Giano. Pace ambiente problemi globali, gennaio-aprile 2001

STATO E MERCATO: UN’ALLEANZA DINAMICA

di Maria Turchetto


In questo intervento tengo conto del cospicuo materiale messo in rete dalla "rivista virtuale" Intermarx sul tema "Imperialismo e globalizzazione" e, più specificamente, degli articoli raccolti nella sottosezione "La globalizzazione, l’imperialismo, lo Stato" inserita lo scorso autunno1. Questi ultimi articoli, di varia provenienza e di diversa impostazione, rappresentano un campione molto significativo delle posizioni oggi presenti nel dibattito della sinistra sul tema "Stato e globalizzazione", oggetto di questo seminario.




Due approcci al problema
Possiamo per comodità distinguere, all’interno dei contributi in questione, due diversi approcci: uno di tipo marxista (ad es., gli articoli di Odile Castel, Angel Fanjul, Boris Kagarlitski2), che si confronta soprattutto con l’elaborazione marxista in tema di "imperialismo" del primo ’900; un altro che rinvia piuttosto alla teoria politica (ad es., gli articoli di Michael Mann e Martin Shaw3) e discute la nozione di Stato confrontandosi con definizioni classiche (weberiane, ecc.).
Questi due approcci hanno un importante tratto comune: la concezione della dinamica delle società – in particolare del capitalismo – ispirata a uno schema biologistico secondo cui le "cose" (le istituzioni, politiche ed economiche) crescono, nel senso che "diventano più grandi" ma anche nel senso che seguono una parabola simile a quella degli organismi viventi (nascono, crescono, invecchiano e muoiono). La metafora biologica applicata alla società ha una lunga tradizione nella nostra cultura, e una fortissima presa nella cultura marxista per la sua valenza ideologica: il capitalismo è condannato a morte dalla sua stessa fisiologia, il tempo lavora per noi contro il capitalismo, ecc. Non a caso, un altro elemento comune a molti dei contributi in esame è il giudizio negativo sullo stato di salute del capitalismo contemporaneo, definito "parassitario", "senile"4 ecc.
In lavori precedenti5 ho contestato l’impiego della metafora biologica e, più in generale, l’uso di schemi evolutivi–cumulativi per descrivere la dinamica temporale del sistema capitalistico; e ho proposto l’utilizzo di uno schema ciclico (nella stessa direzione, almeno in parte, vanno i contributi di Gianfranco La Grassa presenti in "Intermarx" che parlano di "ricorsività" e di alternanza di "fasi monocentriche" e "fasi policentriche"; e l’approccio della cosiddetta Scuola del Sistema Mondo, in particolare i contributi di Arrighi6). In questo intervento vorrei sondare le capacità esplicative del modello ciclico in ordine al problema del nesso capitalismo–Stato. Lo farò prevalentemente controargomentando le tesi sostenute negli articoli citati, le quali – lo ribadisco – sono molto significative delle posizioni presenti nel dibattito oggi in corso.

Una prima controargomentazione riguarda gli articoli il cui approccio ho definito di teoria politica: essenzialmente, i contributi di Mann e Shaw, che risultano assai omogenei e integrati fra loro (gli autori fanno reciproco rimando per tutta una serie di definizioni e tesi). Dall’integrazione dei due articoli risulta, in estrema sintesi, la seguente posizione:

– dalla fine del Medioevo al XX secolo lo "Stato–nazione" (storicamente caratteristico dell’Europa Occidentale, poi diffuso fino a diventare la forma pressoché universale della statualità) ha esteso progressivamente i propri poteri regolatori: dal monopolio delle leggi e della forza militare, alla promozione di infrastrutture, alle politiche di Welfare e di programmazione macroeconomica (Mann);
– l’attuale processo di globalizzazione pone fine a questo trend di crescita delle competenze dello Stato–nazione (è il titolo del saggio di Mann: La globalizzazione ha posto fine al continuo sviluppo degli Stati–nazione?),
– delineando l’emergere di uno "Stato globale" (Shaw): non esclusivo, non completamente sostitutivo dello Stato–nazione che continua ad essere una significativa "cristallizzazione del potere", la quale opera, tuttavia, accanto ad altre e soprattutto senza una posizione di preminenza.

[...] continua



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