Rivista quadrimestrale interdisciplinare fondata nel 1989 |
DIRITTO INTERNAZIONALE E "GUERRA UMANITARIA"
di Danilo Zolo
Mi occuperò, in tre successivi paragrafi, di aspetti distinti del recente fenomeno del ricorso alla "guerra umanitaria", e cioè dalluso della forza internazionale motivato dallesigenza di tutelare i diritti delluomo. Nel primo paragrafo tratterò i presupposti storicopolitici del fenomeno, riferendomi in particolare alla strategia del new world order, elaborata dagli Stati Uniti nei primi anni Novanta del secolo scorso. Nel secondo paragrafo affronterò gli aspetti propriamente giuridici delluso della forza internazionale per ragioni umanitarie, esaminando sia il caso in cui tale uso sia stato autorizzato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sia il caso in cui non sia stato autorizzato. Nel terzo paragrafo mi occuperò del rapporto fra la prospettiva universalistica implicita nell"interventismo umanitario" e lattuale ordinamento internazionale, che ha come presupposto la sovranità degli Stati nazionali e il principio della non ingerenza nella loro domestic jurisdiction. Concluderò con un accenno alle prospettive di una efficace tutela internazionale dei diritti soggettivi.
1. La strategia della global security
Il 2 agosto 1990, in un discorso ad Aspen, nel Colorado, il Presidente degli Stati Uniti, George Bush, traccia le linee di un progetto di pace stabile ed universale, che chiama new world order. Gli Stati Uniti, sostiene Bush, hanno vinto la terza guerra mondiale la guerra fredda e dunque spetta a loro il compito di progettare lo sviluppo futuro delle relazioni internazionali e di indicarne i principi e le regole.
Il progetto di George Bush viene perfezionato nellagosto del 1991 con la direttiva National Security Strategy of the United States1. E agli inizi del 1992, le linee strategiche delineate dal Presidente vengono sviluppate in dettaglio nel documento Defence Planning Guidance, redatto da uno staff di funzionari del Dipartimento di Stato e del Ministero della Difesa, sotto la presidenza del Sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz2. Nel frattempo unampia letteratura specialistica va elaborando le implicazioni strategicomilitari della nozione di global security che è al centro di questi documenti. Il mondo non è più diviso dalle tradizionali barriere ideologiche e tuttavia, si sostiene, le minacce contro la pace non si sono estinte: si sono fatte più capillari e diffuse e richiedono quindi forme nuove di concentrazione e di esercizio del potere internazionale.
Le indicazioni strategiche che emergono da questi documenti sono essenzialmente le seguenti cinque:
1. il crollo dellimpero sovietico e la fine della guerra fredda hanno aperto una nuova era, nella quale si è attenuato il pericolo di una guerra nucleare di ampie proporzioni. Gli Stati Uniti hanno a portata di mano la "straordinaria possibilità" di costruire un sistema internazionale giusto e pacifico, ispirato ai valori della libertà, dello Stato di diritto e della democrazia;
2. la costruzione del nuovo ordine mondiale deve fondarsi su un sistema di "sicurezza globale" che tenga conto della crescente interdipendenza, su scala planetaria, dei fattori economici, tecnologici e informatici. Questo sistema di global security esige una stretta cooperazione fra i paesi che appartengono alle tre grandi aree industriali del pianeta: lAmerica del Nord, lEuropa, il Giappone;
3. data laccresciuta complessità e interdipendenza dei fattori internazionali, gli interessi vitali dei paesi industriali sono divenuti più vulnerabili. A rischio sono il libero e regolare accesso alle fonti energetiche, lapprovvigionamento delle materie prime, la libertà e la sicurezza dei traffici marittimi ed aerei, la stabilità dei mercati mondiali, in particolare di quello finanziario. I paesi industriali sono inoltre minacciati dal terrorismo internazionale e dalla proliferazione delle armi biologiche, chimiche e nucleari;
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