Rivista quadrimestrale interdisciplinare
fondata nel 1989
GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 41 di "Giano. Pace ambiente problemi globali", maggio-agosto 2002

Il “mestiere delle armi” e la prossima guerra all’Iraq

di Angelo Baracca

Con il controllo della fascia intercontinentale dal Mediterraneo alla Cina gli Usa intendono assicurarsi forniture energetiche e vie commerciali in vista della lotta finale per le risorse. In questa prospettiva si colloca anche la guerra contro l’Iraq



Nell’ultimo numero di questa rivista denunciavamo ancora una volta la politica di Washington, che avvicina paurosamente la minaccia di uno scontro nucleare, le cui conseguenze sarebbero inimmaginabili per tutta l’umanità: si fa sempre più concreto un “attacco preventivo”, e non è escluso che esso possa venire sferrato nella prossima guerra all’Iraq . Questa politica – folle, presuntuosa e tracotante – procede ormai con l’impeto di un torrente in piena che ha rotto gli argini e dilaga, mettendoci ogni giorno di fronte a nuovi fatti compiuti di inconcepibile gravità, che stravolgono tutti i residui criteri (ormai pochi) di quello che era il diritto internazionale, ma che purtroppo la quasi totalità dei paesi del mondo accetta o subisce supinamente (con poche eccezioni, che Washington bolla regolarmente come “Stati canaglia”, “asse del male”, o epiteti non meno infamanti, arbitrari e pretestuosi). Rispetto a questo imbarbarimento dei rapporti internazionali, la “guerra fredda” sembra ormai una leale tenzone tra nobili cavalieri.
Se - come più volte abbiamo detto - le speranze di un processo di disarmo e di pace dopo la fine della “guerra fredda” e la caduta del blocco dell’Est sono ormai un lontano ricordo, la strategia di assoluto dominio degli Stati Uniti si è andata definendo sempre più nell’ultimo decennio del secolo appena chiuso, ed assume ora forme e toni che hanno poche analogie nella storia. I paralleli storici sono sempre pericolosi, ma credo che sia utile cimentarvisi, pur con tutte le riserve e tutta la prudenza, per chiarirsi la portata dell’arroganza e dei soprusi e la dimensione del pericolo che si delinea per tutta l’umanità. La storia analizza e denuncia ex post le incertezze, le esitazioni che impedirono di porre in tempo un argine a gravissime minacce che si delineavano chiaramente: accadrà mai che coloro che reggono le sorti dei popoli e del mondo riescano a (o vogliano) prevenire tali minacce?
Hitler invase o annetté impunemente paesi deboli, e non nascondeva affatto le sue mire egemoniche sul mondo, ma (malgrado la sua incrollabile fiducia nella vittoria finale) sapeva che per realizzarle doveva affrontare un difficile conflitto con forze che erano in grado di competere. Sotto Ferragosto il governo Usa, evidentemente scontento dell’esito delle operazioni in Afganistan, decide che le truppe speciali americane potranno essere impiegate a propria discrezione in qualsiasi paese del mondo, in qualsiasi operazione segreta, anche senza l’autorizzazione dello stato interessato (“Il Manifesto”, 13.08.02): non saranno più (o non saranno solo) gli agenti della Cia a compiere queste missioni, ma truppe da combattimento, la cui presenza nel territorio di un paese straniero senza l’approvazione di quest’ultimo costituisce un atto di guerra. È probabile che gli Stati Uniti abbiano intenzione di sperimentare questa nuova dottrina nell’Iraq di Saddam Hussein , che vogliono a tutti i costi attaccare , contro l’opinione di chiunque, [...] continua



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