Rivista quadrimestrale interdisciplinare
fondata nel 1989
GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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GIANO 44 Globalizzazione senza governo
GLOBALIZZAZIONE SENZA GOVERNO.
Sistema internazionale e rischi globali

Globalizzazione senza governo era il titolo del Convegno di studio svoltosi all’Università di Bologna il 15-16 maggio 2003 per iniziativa di “Giano”. Il Convegno, la cui convocazione e il cui ordine dei lavori erano stati preannunciati e propagandati anche su altri organi di stampa, voleva essere un tentativo di collocarsi “a monte” dei singoli problemi internazionali e globali, “a monte” anche dei rischi imminenti, per comprendere in una visione unificante le condizioni attuali del Pianeta e di chi lo abita. Esso intendeva cogliere “percezioni e inquietudini largamente diffuse” per “trasformarle in analisi, in coscienza e in impegno contrastivo”. Il lettore, il militante, l’intellettuale preoccupato potranno dire se, nella loro varia articolazione, le relazioni qui presentate – delle quali sono autori studiosi qualificati al livello universitario e pubblicistico - hanno per la parte che loro spettava mantenuto e concretato i nostri ambiziosi propositi.

Della relazioni vengono presentati nelle pagine finali del fascicolo anche i relativi abstracts. Nel prossimo n. 45 verranno pubblicate anche le numerose comunicazioni illustrate e consegnate al Convegno. Noi speriamo che il complesso dei lavori di Bologna fornirà un utile materiale di studio e di discussione, base per ulteriori elaborazioni.
Il titolo Globalizzazione senza governo – che riceve ora un’ulteriore conferma dalla Conferenza di Cancùn – si addice anche al resto del presente fascicolo. L’editoriale di V. Sartogo è dedicato alla crisi energetica, ambientale e, in ultima analisi, politica di dimensioni globali; la breve nota di L. Cortesi intende impostare alcuni temi suggeriti appunto da Cancùn, temi che saranno ripresi e arricchiti in successivi interventi; gli articoli di A.M. Imbriani, Mirella Galletti, G. Lannutti, S. Liberti, W. Braunwasser, G. Vercellin, E.M. Massucci riguardano tutti scottanti problemi internazionali.
Anna Cotone cura la pubblicazione di uno scritto del 2001 di Dino Frisullo, un pacifista la cui passione e dedizione erano universalmente note, specialmente per l’impegno rivolto ai diritti del popolo kurdo.
Un’altra grave perdita ha colpito direttamente il gruppo di “Giano” con la morte, avvenuta nel maggio scorso, di Pier Giovanni Donini, storico dei Paesi arabi e studioso dell’islamismo, membro del nostro Comitato Direttivo e compagno di grande qualità. La personalità di “Giò” e l’eredità non solo di studi, ma anche di affetto e di stima morale che egli ha lasciato vengono illustrati da un discorso commemorativo di L. Cortesi, seguito da un contributo biobibliografico e da due scritti inediti.
La vita continua, la ricerca e l’impegno non possono fermarsi, ma devono continuare nel nome anche dei compagni scomparsi. Con il presente n. 44 entrano nel Comitato Direttivo tre nuovi membri, Angelo Michele Imbriani, Francesco Martone, Isidoro Davide Mortellaro, il cui orientamento di pensiero e la cui attività in materia di problemi internazionali e globali sono ben noti. “Giano” si rafforza, nella speranza che intorno alla rivista cresca il sostegno di lettori e abbonati, e che - soprattutto - le pagine che pubblichiamo giovino alla formazione dello spirito critico e della sensibilità politica dei giovani.



EDITORIALE. Vittorio Sartogo   Blackout. Crisi del sistema energetico, dell’ambiente e della politica
   Cancún, una nuova storia è possibile (l.c.)
  

GLOBALIZZAZIONE SENZA GOVERNO.
Sistema internazionale e rischi globali
Luigi Cortesi   Introduzione. L’umanità al bivio
Luigi Bonanate   Il sistema internazionale e le guerre
Vittorio Sartogo   La gestione dell’ambiente planetario e le insufficienze della politica
Massimo Pivetti   Economia del capitale, economia del declino
Angelo Baracca   Le armi di sterminio nella strategia americana
Fabio Marcelli   La crisi del diritto internazionale e il ruolo dell’Onu
Francesco Martone   Bm, Fmi, Wto. Le politiche dell’ineguaglianza
Domenico Losurdo   Missione imperiale e antiamericanismo
Isidoro Davide Mortellaro   La “guerra infinita”
    
QUADRANTE    
Angelo Michele Imbriani   La “Grande predatrice” e la resistenza dei popoli
Mirella Galletti   Le buone intenzioni della road-map e la mappatura Usa del Medio Oriente
Giancarlo Lannutti   La road-map non ha funzionato
Stefano Liberti   Iraq: i calcoli sbagliati della Casa Bianca
Giorgio Vercellin   L’Afghanistan a due anni dall’11 settembre
Wolfgang Braunwasser   Iran: processi di transizione e minacce esterne
Enrico Maria Massucci   Cuba, una storia da difendere

Ricordo di Pier Giovanni Donini  
 
Luigi Cortesi   Giò, la sua intelligenza, la sua presenza
   Per una biobibliografia
Pier Giovanni Donini   Questioni relative all’area arabo-islamica
La comunità islamica in Italia tra integrazione e identità
Dino Frisullo   Siamo in guerra. Ve ne siete accorti?, a cura di Anna Cotone

LIBRI    
   
Pier Paolo Portinaro (a c. di)   I concetti del male (Luigi Cortesi);
Michele Paolini   La guerra del petrolio
Michele Paolini   Breve storia dell’impero del petrolio (Nico Perrone)
 
 
English Summaries   
 
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:
Giacomo Cortesi, Claudio Del Bello, Sergio Licuti, Sarah Nicholson, Michele Paolini, Vincenzo Pugliano, Silvio Silvestri, Ireneo Vladimiri



SOMMARI DEL N. 44 DI "GIANO", maggio-agosto 2003

GLOBALIZZAZIONE SENZA GOVERNO

EDITORIALE.
Vittorio Sartogo, Blackout. Crisi del sistema energetico, dell’ambiente e della politica

I blackout elettrici che si sono recentemente verificati in Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Canada hanno messo in luce l’inquietante situazione di arretratezza e insicurezza dei rispettivi sistemi energetici. Ma ancora più inquietanti sembrano essere le prime reazioni delle élites dominanti: incentivi per il nucleare e il carbone, abbandono sostanziale dell’Accordo di Kyoto, revisione delle regole di protezione ambientale. Il saccheggio del pianeta può dunque continuare, nonostante la tropicalizzazione delle aree temperate, la desertificazione avanzante dei suoli, le alluvioni, con i morti che la calda estate ha prodotto nella popolazione anziana. E le tecnologie devono essere quelle pesanti che garantiscono buoni affari. L’articolo esamina le alternative energetiche, per l’affermazione delle quali è necessaria ormai una vera e propria rivoluzione culturale che, senza alcuna tentazione puramente tecnologica, affronti il nodo del modo di produzione e di organizzazione della società e le insufficienze della politica.

Cancùn, una nuova storia è possibile (l.c.)
Il direttore di “Giano” ripercorre il cammino dei paesi coloniali e semicoloniali del “Terzo Mondo”. Egli chiarisce i limiti politici ed economici del movimento di decolonizzazione, le
difficoltà incontrate nel periodo della “guerra fredda” dal fronte dei Paesi “non-allineati” e i problemi cui è andato incontro il Vietnam, pur dopo la vittoria delle forze della liberazione. L’ “imperialismo senza colonie” basa ora la sua strategia di rapina sulla Wto, così come sulla Mb e sul Imf. Fortemente contestata a Seattle, la Wto, “ventre molle del mercato mondiale ‘dettato’ dall’imperialismo”, ha subito a Cancùn una sconfitta storica. Molto si avvantaggerà la popolazione mondiale se - al di là dell’opposizione rappresentata dagli Stati che non intendono adeguarsi alle “regole” del mercato, al di là dello stesso movimento di “no” o “new global” – le tragedie del mondo “si potranno riproporre sul piano della lotta di classe e dei dei grandi antagonismi insiti nella ‘società civile globale”.

 

GLOBALIZZAZIONE SENZA GOVERNO.
SISTEMA INTERNAZIONALE E RISCHI GLOBALI

Atti del Convegno tenutosi al Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Bologna il 15 – 16 maggio 2003

Luigi Cortesi, Introduzione, L’umanità al bivio
La relazione di apertura del Convegno (del quale saranno editi nel prossimo n. 45 della rivista le comunicazioni e gli interventi), si propone di chiarire il contesto nel quale il Convegno di studio è stato progettato e si è svolto.
Luigi Cortesi esordisce rivendicando i fondamenti reali dell’attività di studio e delle preoccupazioni che dal 1989 accompagnano l’uscita quadrinestrale di “Giano”. La storia degli ultimi decenni ha effettuato con la “rivoluzione microelettronica” una svolta verso un completo e incondizionato dominio del capitalismo. Lo stesso crollo dell’Urss va collocato in questo nuovo spurt economico e sociale di medio-lungo periodo. La Superpotenza americana è uscita vincitrice dalla “guerra fredda”, e gestisce il dominio strategico del mondo intero. Dal 1990 ha preso un ulteriore slancio il processo di globalizzazione, del quale fanno parte sia la rimonta della destra liberista, sia le iniziative di guerra, sia – infine – quel malessere del mondo che ha il suo principale referente oggettivo nelle degradanti condizioni della biosfera e nella incipiente ma ancora prevalentemente non autonoma, ma mediata percezione dei viventi.. In queste condizioni noi parliamo di “globalizzazione senza governo”, e, ancor più, di “distruzione della politica”.
Il progredire del male segnala che la democrazia è alla sua volta in grave crisi, sul piano interno come su quello internazionale, come attestano anche le condizioni miserevoli dell’Onu. Il futuro non offre garanzie gratuite. L’unico dato positivo è lo sviluppo del movimento contro la globalizzazione capitalistica e la “guerra onfinita”; ma esso è tuttora ad uno stadio incipiente, non ha ancora chiarito i suoi rapporti con il sistema dominante e con i suoi fondamenti imperialistici, e non è ancora certo che esso avrà la meglio sulle tendenze distruttive già in pieno svolgimento.
La storia si trova al bivio tra essere e non essere; e noi dobbiamo operare - con lo studio, lo scritto, la parola, l’impegno di lotta - perchè l’umanità, evitando la “perdita del mondo”, sia in grado di governarne la rinascita.

Luigi Bonanate, Il sistema internazionale e le guerre
Avendo brutalmente disatteso le non infondate speranze che gli Stati autenticamente democratici avevano rivolto ad una sistemazione incruenta dei problemi, gli Stati Uniti hanno mosso guerra all’Iraq, con una serie di motivazioni ciascuna delle quali è stata smentita dai fatti successivi. Tutto ciò mette in discussione sia la nostra generale concezione della politica internazionale, sia la particolare posizione che all’interno di questa gli Stati Uniti hanno deciso di assumere. Da quest’ultimo punto di vista, nel saggio si cerca di evidenziare l’innovazione teoretica che è invalsa nel pensiero internazionalistico statunitense, che ha trasformato il suo tradizionale e pessimistico realismo in un ottimistico ma irrefrenabile sogno di esportare la democrazia in tutto il mondo, anche coercitivamente. Ciò è tuttavia incompatibile con la natura dell’attuale vita internazionale, che non consente ad alcuno Stato di contribuire a creare un ordine internazionale condiviso: donde, l’attacco frontale e diretto contro l’ONU, il fastidio nei confronti dell’alleanza europea, il disprezzo per le regole (poche, ma buone) del diritto internazionale. Non è difficile concludere che la politica estera statunitense si giova dell’abbattimento di ogni e qualsiasi regola, così com’ è richiesto dal trionfo della globalizzazione. La lotta per la pace è dunque oggi anche lotta per la restaurazione della democrazia.


Vittorio Sartogo, La gestione dell’ambiente planetario e le insufficienze della politica

Lo sviluppo delle società umane stia svolgendosi a favore di un ristretto numero di persone, e con la condanna alla povertà della maggior parte della popolazione mondiale. L’aumento della popolazione e la diffusione del modo di produzione dominante sono alla base del degrado sociale e della distruzione di specie viventi e di risorse naturali. Processi così intensi da annichilire il maggior merito dell’era moderna, quello di aver prolungato la vita media delle persone.
Sono considerati i passi compiuti nella comprensione dei limiti dello sviluppo in atto ed esaminate le alternative proposte dalle Conferenze mondiali delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, da studiosi e dai principali movimenti ambientalisti. Le conclusioni non sono confortanti: le varie proposte, pur pregevoli e importanti per l’impegno profuso, restano impigliate in numerose contraddizioni e partecipi, anche, di miti antiscientifici, come quello prometeico della capacità della mente umana di dominare il mondo.
La politica risulta incapace di pensare la stessa crisi della modernità, tanto che le uniche risposte sono l’assecondare la globalizzazione in corso, nemica dei poveri e dell’ambiente, o il ricorrere alle guerre preventive. La speranza è che cresca una mobilitazione di soggetti differenti, compresi alcuni governi, quale si intravede in alcune esperienze e in recenti iniziative.

Angelo Baracca, Le armi di sterminio nella strategia americana
Al problema delle armi di distruzione di massa, e in particolare al rischio nucleare, l’a. ha già dedicato vari scritti, editi su “Giano” e su altri periodici pacifisti e internazionalisti. E’ evidente, secondo Baracca, che quel problema sta giocando un ruolo centrale nelle relazioni internazionali e nel determinare le azioni concrete future. Gli scenari possibili della politica internazionale ne sono caratterizzati, e la minaccia è addirittura la cancellazione della politica internazionale stessa come luogodella trattativa, della mediazione e della composizione dei conflitti. La tendenza in atto è confermata dai margini sempre più ristretti in cui la politica americana d’intervento militare in tutto il mondo costringe l’azione e perfino la semplice presenza dell’Onu.
Gli Usa utilizzano l’argomento del possesso (anche immaginario o pretestuoso) di armamenti nucleari come pretesto verso qualsiasi altro paese essi ritengano nemico per i loro obiettivi imperialistici. Essi invece si guardano bene dal sollevare il problema dell’arsenale di armi di distruzione di massa di Israele, che costituisce il principale fattore destabilizzante nella regione mediorientale e in tutta la fascia arabo-islamica. Ma il pericolo maggiore costituito dalle armi di distruzione di massa proviene proprio da Washington, che sta effettuando un’allarmante escalation verso guerre nelle quali le sia possibile armi nucleari.


Fabio Marcelli, La crisi del diritto internazionale e il ruolo dell’Onu

Nazioni Unite e diritto internazionale attraversano una crisi acuta, dovuta essenzialmente a due fattori: a), la globalizzazione capitalistica che svuota i poteri sociali di controllo e le organizzazioni sociali a vantaggio dei centri di potere economico; b), la politica unilateralista degli Stati Uniti che comporta, da più di dieci anni a questa parte, il rilancio della guerra come prospettiva praticabile e conveniente, e che vanifica quindi la fondamentale norma pacifista contenuta nell’art. 2, par. 4 della Carta delle Nazioni Unite.
Per contrastare tale pericolosa deriva appare necessario e urgente adoperarsi per il recupero del diritto, e del diritto internazionale in particolare, come strumento efficace di regolazione. L’ operazione non sarà tuttavia possibile se non si accompagnerà a un’attenzione crescente nei confronti dei movimenti di lotta per la pace e per la trasformazione sociale che, dal canto loro, devono procedere di pari passo e anzi intrecciare per quanto possibile forme e contenuti della loro azione politica e sociale.
Non deve essere trascurato il ruolo specifico del diritto. A dispetto della sua carenza di effettività attuale il diritto internazionale mantiene il suo valore normativo e cogente; esso inoltre si presenta al tempo stesso come un programma da realizzare. Anche le Nazioni Unite, del resto, costituiscono uno strumento insostituibile. Fino ad oggi si è evitata la vera e propria catastrofe che sarebbe seguita al loro accodamento ai disegni imperiali di Washington, ma permane forte il rischio della loro emarginazione.


Francesco Martone, Bm, Fmi, Wto. Le politiche dell’ineguaglianza
La perdita di efficacia della politica e dell’agire politico nei loro profili usuali, ormai anacronistici, sono diventati elementi caratterizzanti in senso negativo l’attualità mondiale. Ma è invece dalla riaffermazione della Politica con la P maiuscola” che deve passare l’elaborazione di un’alternativa.
Questo il punto di vista generale dal quale Martone conduce la propria analisi delle strategie burocratiche e tecnocratiche (ma, appunto, arcaicamente politiche) dei tre istituti economici internazionali. Alla loro volta, Bm, Fmi e Wto, la loro storia, la genesi e gli sviluppi del “Washington consensus”, sono oggetti di studio fondamentali per la fondazione di politiche alternative e di modelli di sviluppo che mettano al centro la uguale dignità degli esseri viventi e l’integrità della biorfera. I tre istituti sono in realtà dominati dalle pressioni degli Usa e dai dettami del liberismo, corrispondenti agli interessi dei grandi centri del capitalismo mondiale.
Consegnato alla stampa dopo la conferenza di Cancún, la relazione è stata rivista e viene ora edita con una senda parte, che approfondisce la storia della Wto e le ragioni dello scacco subito alla conferenza. Occorre una radicale revisione delle ragioni dell’organizzazione, la quale dovrà adottare un paradigma di sviluppo basato sui diritti fondamentali del vivente e dell’ambiente. Tuttavia l’a. non evita di considerare un’ipotesi inquietante. Mentre emergono grandi realtà statuali e sociali – come il Brasile, la Cina,. l’India – in grado di opporsi al modello ancora dominante, gli Usa potrebbero orientarsi contro ogni tipo di multilateralismo e procedere per negoziati commerciali bilaterali nei quali (stante anche l’ambiguo opportunismo dell’Unione Europea) avrebbe la meglio la loro forza soverchiante.


Domenico Losurdo, Missione imperiale e antiamericanismo
L’autore affronta da un punto vista storico e culturale la storia dell’imperialismo degli Usa a partire dalle sue origini, e particolarmente nei suopi sviluppi novecenteschi. Nella cultura della missione imperiale egli individua il nodo dei problemi sui quali innestare uan visione critica dell’amerca e dell’americanismo.
Quanto all’entiamericanismo, a giudicare da un mito oggi assai diffuso, esso fornirebbe il terreno su cui s'incontrano le culture antidemocratiche di sinistra e di destra. In realtà, Marx e il movimento comunista hanno costantemente apprezzato il filone democratico della tradizione politica americana; al filone razzista e socialdarwinista di questa tradizione si è invece ispirato il nazismo, che da esso ha persino desunto alcune categorie centrali del suo discorso, a cominciare dalla categoria di Untermensch.

Isidoro D. Mortellaro, Sulla guerra infinita
Con l’ingannevole seducenza della semplicità e dell’immediatezza, un’immagine preponderante ha animato il dibattito e le analisi succedute all’11 settembre: quella di un terrorismo figlio degenerato della globalizzazione, faccia nascosta dei processi di unificazione del mondo che traghettano l’umanità nel XXI secolo. QuestaQuesta immagine è stata spesso strumentalmente proposta da quanti sostengono che il globo ha bisogno di casematte e filo spinato, sia pure virtuali; ma, soprattutto, essa ha presieduto alla scelta di George W. Bush e dei suoi neocons di combattere il terrorismo impugnando lo strumento della guerra infinita e le elaborazioni politico-strategiche della guerra preventiva contro i nuovi nemici di Terzo Millennio. E invece proprio terrorismo e guerra, nelle forme ultime assunte nel mondo interconnesso della globalizzazione, si rivelano legati a filo doppio, facce di uno stesso processo di imbarbarimento che è doveroso frenare ed arrestare. Ma è proprio su questo terreno, che ha visto fortunatamente la nascita di un inedito movimento globale per la pace, che Europa e sinistra oggi si rivelano colpevolmente impreparate e silenti. Lo rivela l’attuale dibattito attorno alla Costituzione europea, tutto declinato al passato, attorno ai temi di una introvabile identità, e incapace di prospettare al mondo un futuro altro da quello disegnato dall’«amico americano».


 

QUADRANTE

Angelo Michele Imbriani, La “grande predatrice” e la resistenza dei popoli
La seconda guerra del Golfo e l’occupazione dell’Iraq hanno mostrato l’intrinseca fragilità della Superpotenza americana. La nota formula della Rice (“punire la Francia, perdonare la Russia, ignorare la Germania”) rivela, in realtà, le perduranti difficoltà con alleati e partners strategici. Un’attenrta analisi mette in chiaro i motori di crisi di fronte ai quali gli Usa si troveranno a breve scadenza. Intanto la capacità di attirare consenso ed esercitare il cosiddetto soft power è giunta, probabilmente, a suoi livelli più bassi. La crisi egemonica degli USA ha origine, anzitutto, dalla strutturale debolezza dell’economia americana, caratterizzata da due fondamentali contraddizioni, la prima tra produzione e consumi e l’altra tra lo standard dei consumi e le risorse limitate dell’ecosistema. Ciò rende l’America odierna una potenza predatrice e antiecologica, espressione di un capitalismo che esprime i suoi istinti più selvaggi. La resistenza a questa tragica deriva, sia pure in forme e in modi che sono ancora largamente da definire, da discutere e persino da inventare, non può che partire dal basso, dalla società, dai popoli e configurarsi come una nuova lotta di liberazione come un alotta di tipo nuovo per la salvezza della civiltà umana.

Mirella Galletti, Le buone intenzioni della road map e la mappatura Usa del Medio Oriente

Giancarlo Lannutti, La road map non ha funzionato
Secondo l’autore, dietro il progetto del cosiddetto “Quartetto” stava il tentativo di alleviare le difficioltà americane, avviando la questione palestinese ad una soluzione di basso profilo. L’estromissione di Arafat e la nascita di un piccolo Stato, frammentato e punteggiato di colonie israeliane, avrebbero suggellato il ritorno della Palestina ad una condizione di tipo coloniale. Il terrorismo di Israele sarebbe stato così ripagato con un dominio regionale destinato ad estendersi con altre imprese della “guerra infinita”. Viene poi rivolta una severa critica all’Europa, responsabile di aver voltato le spalle alla causa palestinese con la classificazione di Hamas come “organizzazione terroristica”.


Stefano Liberti, Iraq: calcoli sbagliati della Casa Bianca
A più di quattro mesi dalla fine ufficiale della guerra in Iraq e della solenne proclamazione della raggiunta vittoria degli invasori, il popolo iracheno dimostra capacità di resistenza che vanno ben oltre l’influenza del vecchio regime e le possibilità d’azione di Saddam Husein. Le strutture della vita civile sono state devastate; il Paese è attualmente in preda alla più grande insicurezza e il Consiglio di governo messo in piedi dagli Usa è una amministrazione-fantoccio. I fini americani e inglesi della guerra “inventata” sono falliti, e le Potenze occupanti sono costrette a chiedere soccorso ad altri Stati, cominciando da quelli che si erano mostrati avversi all’impresa, e un “cappello” di ricambio alla tanto spregiata Onu.

Giorgio Vercellin, L’Afghanistan a due anni dall’11 settembre
L'articolo esamina l'evoluzione soprattutto interna, ma anche a livello regionale e globale, delle vicende dell'Afghanistan dopo la decisione dell'Amministrazione Bush di sbarazzarsi dei Taliban a seguito dell'attentato delle Twin Towers. Da quella decisione, nella quale peraltro venivano confusi il gruppo terrorista di al-Qaeda, il regime dei Taliban e la popolazione afghana, sono derivati importanti sviluppi che hanno appunto il loro centro sull'Afghanistan, sviluppi che qui vengono appunto presentati criticamente.
Da una presentazione critica di tali sviluppi, Vercellin trae la conclusione del sostanziale, vistoso fallimento dello “scopo” ufficiale degli Usa di ristabilire con la guerra contri i Talebani, la sicurezza e la pace. Venendo meno l’interesse internazionale per quel disperato Paese, il futuro afgano si presenrta incerto, e forse irrimediabilmente complesso.

Wolfgang Braunwasser, Iran: processi di transizione e minacce esterne
Un buon conoscitore della rivoluzione iraniana e del nuovo Iran espone in un’intervista giudizi e riflessioni di indubbio interesse. Egli riconosce la complessità della situazione interna e il peso dei condizionamenti esterni; tuttavia la condizione dell’Iran ha notevoli margini di tranquillità. La transizione in atto al livello socio-culturale e la stessa dialettica fra tendenze politiche avvengono in un quadro non drammatico, ma sostanzialmente stabile. Le pressioni politico-militari americane devono tener conto dei problemi tipici delle aree a maggioranza sciita e degli interessi della borghesia emigrata.
Una nota redazionale premessa all’intervista critica la parola d’ordine “Iran libero” adottata in qualche manifestazione delle sinistra democratica italiana, ma ricorda che dalla vita politica iraniana sono state cancellate forze proletarie e popolari che avevano avuto una parte importante nella rivoluzione e che restano indispensabili ad un autentico rinnovamento. Su questi problemi “Giano” sollecita quindi l’apertura d’un dibattito.


Enrico Maria Massucci, Cuba, una storia da difendere
Prendendo lo spunto da una “biografia consentita” di Fidel Castro, l’a. si diffonde in considerazioni di portata generale, che tengono presenti le polemiche in corso sulle recenti condanne inflitte ad avversari politici del regime. Occorre non perdere di vista la molteplicità e complessità degli elementi della questione cubana, come essa attualmente si configura: Da un lato v’è il fallimento del modello politico in quanto mutuato dai regimi filosovietici dell’Est europeo, dall’altro l’assedio posto dagli Usa ad un apese che ha raggiunto i più alti traguardi sociali dell’America latina. A monte di tutte le considerazioni sta però sta però la storia di Cuba, con l’esperienza di una rivoluzione e di una resistenza all’imperialismo che non possono essere gettate “nella spazzatura della storia”, ma vanno fatte criticamente proprie e devono essere difese. Dino Frisullo, Siamo in guerra. Ve ne siete accorti?
La milizia pacifista, rossa e iridata, dell’Autore recentemente scomparso in ancor giovane età era nota sia in Italia sia sul piano internazionale. Il suo impegno si era rivolto, specialmente negli ultimi anni, ai problemi del Medio Oriente e, in particolare, alla causa del popolo kurdo. Dino era molto in sintonia con la nostra rivista, della quale condivideva l’internazionalismo antimperialistico. Per ricordarlo, “Giano” propone un suo scritto del novembre 2001 che ha circolato solo in rete, e che ben rappresenta iul carattere dell’uomo. Nel presentarlo, Anna Cotone – che gli fu molto vicina - traccia un profilo del compagno scomparso, che ne mette in rilievo la passione politica e l’alta moralità.


Ricordo di Pier Giovanni Donini
L’eredità di Pier Giovanni Donini (Trento, 1936 – Roma, 2003) è un dono prezioso che egli ha lasciato agli studi, e che sarà presente e vivo in “Giano”, del cui Comitato Direttivo egli era mebro. Arabista e islamista, studioso delle religioni e dei problemi delle minoranze, storico del Medio Oriente contemporaneo, egliu aveva una preparazione internazionale di prim’ordine. Nella sua formazione e nella sua produzione egli ha conciliato il rigore delle filologia e della scienza con le ragioni morali e politiche dello studiare e delle scrivere inrorno ai problemi mondiali più scottanti.
Lascia inedita, ma in corso di stampa, una “breve storia” del mondo islamico dal 1500 ad oggi. La sua bibliografia completa apparirà sul quaderno n. 3 di “Scritture di Storia”, edito dall’Università di Napoli “l’Orientale”, Dipartimento di Filosofia e Politica; Università presso la quale egli ha insegnato per lunghi anni, con grande beneficio degli studenti e dei collaboratori, ma con riconoscimenti inadeguati al suo grande valore.
Il profilo che ne traccia Luigi Cortesi, Giò, la sua intelligenza, la sua presenza, è la trascrizione d’una commemorazione tenuta a Roma, presso le Edizioni Odradek, un ambiente nel quale è stato possibile parlare di Donini come d’un marxista di formazione che si apriva criticamente ai problemi globali emergenti, con “acutezza politica” e con “l’ampiezza dello sguardo storico”. Ed è stato possibile, attorno ad un tavolo ricoperto dauna bandiera rossa e dal drappo iridato del pacifismo, ricordare la sua capacità di humour, riferire aneddoti, brindare alla sua memoria.
Seguono una nota biobibliografica e due scritti inediti (Sulle questioni storiche relativeall’area arabo-islamica e Sulla comunità islamica in Italia) tratti dalla sue carte.






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