Rivista quadrimestrale interdisciplinare
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GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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  Articolo pubblicato sul numero 47 di "Giano. Pace ambiente problemi globali", settembre 2004

Introduzione alle elezioni USA: Bush, Kerry e i candidati “terzi”

di Gordon Poole

In un sistema che non offre spazi democratici,
la sola presenza di Nader e Cobb introduce elementi critici
che disturbano gli stati maggiori dei due principali partiti


Il sistema elettorale statunitense, anche a limitarsi alle sole elezioni presidenziali, è così perversamente complicato che l’Usis pubblica libretti di decine di pagine per spiegare come funziona. Senza quindi entrare in merito a questioni tecniche, vorrei dapprima definire il campo di gioco, per poi passare a una riflessione sulle elezioni imminenti:
- per avere la possibilità di essere eletto presidente bisogna candidarsi o nel Partito democratico o in quello repubblicano;
- per essere candidato bisogna avere una disponibilità di parecchi milioni di dollari;
- il sistema è rigorosamente a maggioranza relativa, senza proporzionale e senza secondi turni;
- ognuno dei cinquanta Stati più il Distretto di Columbia funge da distretto elettorale e elegge al Collegio elettorale un numero di grandi elettori che è grosso modo proporzionale alla popolazione dello Stato stesso. E’ il Collegio elettorale che formalmente elegge il Presidente;
- tutti i grandi elettori di ogni singolo Stato votano, nel Collegio elettorale (538 elettori), per il candidato che ha ottenuto la maggioranza, anche se soltanto relativa, del voto popolare in quello Stato (due piccoli Stati fanno parzialmente eccezione a questa regola).
Questo meccanismo favorisce la tendenza da parte dei due principali candidati a cercare consensi al centro dell’arco politico, anche a costo di perdere consensi all’estrema destra e all’estrema sinistra di una curva ideologica che, secondo la teoria, è gonfia al centro e si assottiglia andando verso gli estremi. Per questo motivo i programmi dei due principali partiti tendono generalmente a rassomigliarsi. I grandi poteri economici e finanziari preferiscono giocare su entrambi i tavoli.
Il sistema elettorale, con elezioni presidenziali ogni quattro anni, garantisce stabilità, per cui un governo, una volta eletto, non può essere sottoposto a voti di fiducia parlamentari. Una siffatta democrazia presidenziale serve egregiamente a uno Stato forte, come gli Usa, garantendo che anche una politica impopolare, come un intervento militare, non possa facilmente essere messa in questione da forze di opposizione. In casi estremi, come nel 1946 alla fine della seconda guerra mondiale o nella guerra del Vietnam, il governo può però essere condizionato da un moto di protesta da parte delle masse che forniscono le truppe e pagano i costi di simili avventure.
La ricerca o fuga verso il centro ha inizio nelle elezioni primarie e si intensifica durante le elezioni generali, che si tengono a novembre, ma non finisce qui:[...] continua