Rivista quadrimestrale interdisciplinare
fondata nel 1989
GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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“Giano.Pace ambiente problemi globali” n. 53 - maggio 2006


 

Allahu Akbar

Il presente fascicolo lega il proprio tema centrale, il Medio Oriente, alla memoria di Giancarlo Lannutti (Roma, 27 ottobre 1931- 8 maggio 2006). Uomo di grande disponibilità, membro del Comitato Scientifico di “Giano”, amico carissimo, l’avevamo messo a parte del nostro progetto, ed egli aveva accettato di collaborare. Avrebbe dovuto scrivere degli ultimi sviluppi della questione palestinese, riprendendo il discorso di L. Cortesi, Palestina e Medio Oriente (n. 52, pp. 7-27) con le cui linee centrali concordava, ma che avrebbe saputo precisare e approfondire con la sua superiore conoscenza diretta del terreno. Già colpito dalla malattia, non aveva “mollato” né il lavoro per “Liberazione” né i propri interessi di lettura e di studio, nei quali portava un impegno politico e morale prioritario che aveva dato un senso forte e orgoglioso alla sua vita. Sindacalista di prima formazione, militante nelle file del socialismo di sinistra, poi comunista (ma rivendicava l’unità delle sue scelte), Giancarlo aveva eletto il Medio Oriente a centro della sua vita intellettuale e d’una straordinaria sensibilità internazionale. Autore, oltre che di corrispondenze e di articoli di alto giornalismo, di volumi sulle regioni e le civiltà dell’area islamica, egli aveva concentrato l’attenzione dapprima sull’Iran e poi sulla Palestina e sui problemi determinati dalla politica di Israele. I problemi, appunto, sui quali stava preparando il nuovo scritto per “Giano”
Questo numero, che esce senza la sua preziosa collaborazione, è dunque dedicato a Giancarlo Lannutti, alla sua coerenza, al suo esempio di impegno critico e politico sempre aperto e disponibile alla discussione.
Il focus del fascicolo è il Medio Oriente islamico. Il numeroso gruppo di scritti si giova della collaborazione di studiosi e intellettuali biograficamente e culturalmente legati a quell’area. L’intenzione è quella di presentare i problemi di ciascun paese e Stato, con riguardo anche alla politica internazionale. Sono presenti, a vari livelli di analisi, Iran (F. Sabahi), Iraq (V. Strika, S. Torretta), Libano (S. Rossi), Siria (L. Trombetta), Turchia (M. Guida), Egitto (P. Zanelli), oltre che, nei vari scritti e interventi, Palestina-Israele. Direttamente al quadro internazionale e globale sono dedicati i saggi di A. Baracca – sulla questione nucleare e sulla proposta di fare del Medio Oriente una “nuclear free zone” – e di F. Marcelli (sull’Onu, la guerra e il caso del Medio Oriente), mentre V. Pugliano riepiloga i dati dei paesi islamici dell’area.
Completano il fascicolo, oltre ad una riflessione di D. Di Fiore su Milosevic e il nazionalismo serbo, alcune ricerche di particolare importanza. M. Zucchetti ricostruisce i tests nucleari della “guerra fredda” e i loro costi in vittime umane da parte sia americana sia sovietica; M. Piccioni si occupa degli attuali problemi del lavoro in Francia e in Italia; D. Johnstone ripercorre criticamente i fatti di Srebrenica del 1995 e le relative polemiche, col proposito di demistificare un’informazione mediatica palesemente unilaterale.



   Questo numero, con un ricordo di Giancarlo Lannutti - This issue
   Da un governo all’altro (l. c.)


Allahu Akbar
Un dossier sul Medio Oriente islamico

Farian Sabahi    La lettera di Ahmadinejad e un mancato- carteggio con Bush
Vincenzo Strika   Costituzione “liberale” e “democrazia del pane” in Iraq
Simona Torretta   Dopo l’invasione, la tragedia quotidiana
Documenti   Appello per i docenti in Iraq
Silvia Rossi   Il Libano alla ricerca di un’identità nazionale
Lorenzo Trombetta   La “missione” libanese della Siria: una battaglia politica non perduta
Corsivo   L’antisemitismo come ricatto (l. c.)
Patrizia Zanelli   L’Egitto tra riforme e offensiva terroristica
Archivio   Berlusconi-Karzai, Galli-Fieramosca
Michelangelo Guida   Turchia, il modello instabile
Vincenzo Pugliano(a cura di)    Dati sui paesi dell’area
Angelo Baracca    Medio Oriente e proliferazione nucleare: per la creazione d’una nuclear free zone. In Appendice: schede su Uranio arricchito e plutonio e I controlli dell’Aiea
Corsivo    Massimo Zucchetti, Democrazia radioattiva, in Iraq e altrove
Fabio Marcelli    L’Onu, la guerra, e il caso del Medio Oriente
Osservatorio    Emergenza nel delta del Niger (Michele Paolini) – Accade in Francia (Maria Grazia Meriggi) – Elezioni in Bielorussia e in Ucraina (Luigi Marino) – Finis Jugoslaviae (Alessandro Höbel) – Il lavoro e le arti (Vittorio Sartogo)


L’altra America
Il risveglio d’un continente

Raffaele Nocera Premessa
Juan Martin Sanchez Disuguaglianza, economia e transizione in Messico
Francesco Martone    Relazioni con l’Europa. Dal neoliberismo all’alternativa sociale (con una Postilla sul summit di Vienna)

Saggi e note critiche

Massimo Zucchetti    L’atomo militare e le sue vittime
Marco Piccioni    Sulla flessibilità del lavoro in Francia e in Italia
Ripensare la Jugoslavia  
Diana Johnstone    Srebenica: usare la guerra per fare più guerra
Domenico Di Fiore    Miloševic e il nazionalismo serbo

LIBRI    
   
Segnalazioni   A cura di Enrico M. Massucci, Luigi Cortesi, Vincenzo Pugliano, Domenico Di Fiore
 
English Summaries   
 


Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:
Sarah Nicholson, Giacomo Cortesi, Silvio Silvestri, Vincenzo Pugliano, Manuela Colaps, Amanda Brown, Bonagrazia da Bergamo, Samuel Moshe Jesurum, Brigitta Gruber


SOMMARI DEL N. 53 DI "GIANO", maggio 2006


Luigi Cortesi, Da un governo all’altro

Il direttore di “Giano”commenta il ritorno di un governo di centro-sinistra, dopo l’anomalo e disastroso quinquennio del ministero Berlusconi, che ha approfondito la crisi costituzionale italiana, non esclusa la stessa moralità sociale. L’editoriale sottopone a critica gli esordi del nuovo governo da Prodi, e la timidezza con la quale si intraprende un nuovo corso politico; a questo proposito egli rileva specialmente l’urgenza d’un riassetto della politica estera e internazionale, con il ritiro delle truppe italiane da tutti i teatri nei quali sono state spedite con varie motivazioni. Si pone anche il problema delle basi americane in Italia, e dei loro armamenti atomici. Di fronte alla crisi che minaccia la civiltà umana “ogni sforzo di elaborazione e d’azione deve essere dedicato ad una risposta di grande peso storico-universale”.

 

Allahu Akbar
Un dossier sul Medio Oriente islamico

 

Farian Sabahi, Ahmadinejad-Bush, un carteggio mancato

Lunedì 8 maggio 2006 il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha inviato una lettera a George W. Bush. Si è trattato di un fatto storico, dopo l’interruzione delle relazioni diplomatiche nel 1979 in seguito alla presa degli ostaggi nell’ambasciata americana a Teheran e ventisette anni di embargo a stelle e strisce. L’amministrazione Bush non ha finora dato, ufficialmente, alcuna risposta al regime iraniano. E rischia quindi di perdere una splendida opportunità per allearsi all’Iran e, soprattutto, per fare scacco ad al-Qaeda, un movimento wahhabita che disprezza l’Islam sciita. Se fosse stata ben accolta dall’amministrazione Bush, anziché ignorata, la mossa di Ahmadinejad avrebbe potuto spiazzare al-Qaeda: un’alleanza tra la Repubblica islamica e gli Stati Uniti offrirebbe infatti ai giovani musulmani del pianeta un’alternativa all’estremismo di cui al-Qaeda si fa portavoce.

 

Vincenzo Strika, Alcune riflessioni sulla Costituzione irachena

L’a. ripercorre la storia costituzionale dell’Iraq a partire dal 1924 con la monarchia, per arrivare alla carta approvata con il referendum dell’ottobre 2005 che ha suscitato giudizi contrastanti. Le elezioni politiche hanno accentuato le divisioni etniche e religiose nel paese e compromesso il concetto di “famiglia allargata”, alla base della convivenza civile nel paese prima dell’occupazione occidentale. La capacità della nuova Costituzione di tenere unito l’Iraq si misurerà sulla capacità del governo di attuare la “democrazia del pane”, necessaria per scongiurare il pericolo di una frammentazione del paese. La nuova costituzione mostra una continuità con le precedenti, in primo luogo nel campo sociale, ma anche notevoli differenze come l’assenza di ogni accenno al panarabismo e, soprattutto, il ruolo più marcato dell’islam. Ma anche per quest’ultima tendenza bisogna rifarsi alla storia precedente del paese e alla sue più profonde radici.

 

Simona Torretta, Iraq, la tragedia quotidiana

L’a. descrive la drammatica situazione del paese, segnato ormai da continue violenze ai danni della popolazione civile. Truppe di occupazione, gruppi terroristici, milizie armate, squadroni della morte legati a differenti centri di potere si combattono sanguinosamente, compiendo arresti arbitrari, torture, omicidi e atti terroristici ai danni dei civili. Tutto questo mentre il perdurare del conflitto aggrava ulteriormente la situazione della popolazione ridotta alla fame e alla più completa indigenza. Quasi la metà degli iracheni dipende, per la propria sopravvivenza, dagli aiuti internazionali. I morti, come afferma il generale Tommy Frank, non vengono più contati. L’Iraq è divenuta una enorme prigione dove violenze, torture, omicidi sono all’ordine del giorno.
Esiste anche una società civile che tenta di resistere, ma è la guerra la protagonista della realtà irachena.

 

Silvia Rossi, Il Libano alla ricerca di un’identità nazionale

L’attentato di Beirut del 14 febbraio 2005, costato la vita all’ex primo ministro Hariri e ad altre 18 persone, ha scatenato una reazione popolare di vastissime proporzioni, che ha determinato il ritiro delle truppe siriane dal Libano e consegnato il paese - per la prima volta dalla fine del conflitto civile - ad una maggioranza parlamentare anti-siriana. Tuttavia, ad un anno dall’uccisione di Hariri, la spinta innovatrice della “rivoluzione dei cedri” sembra essersi esaurita senza aver prodotto dei radicali cambiamenti: lo smantellamento della struttura militare e d’intelligence siriana in Libano non ha determinato la fuoriuscita di Damasco dal “paese dei cedri”. Ma soprattutto le dinamiche confessionali, il superamento delle quali rappresenta un passaggio necessario verso la rinascita del Libano, continuano ad influenzarne profondamente sia il sistema politico che la struttura sociale. E anche le questioni cruciali su cui sta avvenendo il confronto interno (ridefinizione delle relazioni bilaterali con la Siria, disarmo di Hezbollah e dei gruppi palestinesi, rimozione del presidente filo-siriano Lahoud) appaiono – a conclusione dell’ampia analisi - ancora lontane dall’essere definite.

 

Lorenzo Trombetta, La “missione” siriana in Libano: una battaglia politica non perduta

Il regime siriano è oggi più debole di ieri, con un paese più esposto a pressioni esterne regionali e internazionali e meno capace di gestire le tensioni sociali e politiche interne. A est, l'invasione anglo-americana dell'Iraq nel 2003 e la conseguente frantumazione del paese forgiato da Saddam Hussein, ha scoperto il fianco orientale della Siria. Ad ovest, gli errori commessi da Damasco in Libano e le pressioni franco-americane del 2004 e dell'anno scorso hanno costretto il giovane presidente Bashar al-Asad ha ritirare le sue truppe, in aprile, dopo un quarto di secolo di dominazione politica e militare sul paese dei Cedri. Dopo un anno dal ritiro dal Libano e dall'inizio della tempesta politica seguita all'attentato Hariri del 14 febbraio 2005, la cupola del potere di Damasco rimane in piedi, smentendo ogni previsione di repentina caduta del regime sotto i colpi della diplomazia di Parigi e Washington. Francia e Stati Uniti sembrano infatti poco interessati a destabilizzare il sistema-Siria preferendo assicurarsi nuove basi economiche e strategiche a Beirut e a Baghdad, lasciando comunque un margine di manovra alla cerchia degli al-Asad e continuando a mantenere con essi contatti commerciali e politici mai veramente abbandonati.

 

Luigi Cortesi, Antisemitismo come ricatto

Il ricatto è quello posto dallo Stato di Israele e dai dirigenti di molte comunità ebraiche, in Italia e nel mondo: chi disapprova la politica israeliana, chi comprende le sofferenze del popolo palestinese e si schiera al suo fianco è tacciato di antisemitismo. Nel breve articolo si protesta contro questa mistificazione, che nega il diritto di critica a coloro che vedono gli effetti catastrofici della politica israeliana sia nell’ambito regionale sia per l’intero Medio Oriente. Ma l’indirizzo di quella politica mette in gioco le sorti del mondo intero: al riguardo, l’articolo dà un particolare rilievo al possesso di armi nucleari da parte di Israele e al pericolo che esse costituiscono.

 

Patrizia Zanelli, L’Egitto tra riforme e offensiva terroristica

L’a. prosegue l’analisi, iniziata sul fascicolo 50 di “Giano”, della situazione politica dell’Egitto dopo la riforma costituzionale del sistema elettorale, che permette la scelta diretta del capo dello Stato tramite voto segreto. La rielezione del presidente Mubarak è segnata da violenze, brogli e irregolarità, da una scarsa affluenza al voto e dal boicottaggio delle votazioni da parte delle maggiori forze laiche di opposizione. Ma ciò non impedisce agli osservatori occidentali filogovernativi di valutare positivamente i risultati. Analoga situazione si verifica con le elezioni del Parlamento, che vedono una grande affermazione dei Fratelli Musulmani, di ispirazione radicale, maggior forza di opposizione nel paese pur non riconosciuta legalmente. A fare le spese dell’avanzata dell’estremismo religioso, da una parte, e dell’oppressione governativa, dall’altra, sono le componenti progressiste e democratiche della società, ormai ridotte quasi al silenzio. Tutto questo mentre il paese è sconvolto da una serie di sanguinosi attentati. Ma ciò che sorprende di più, conclude l’a., è il silenzio degli Usa.

 

Michelangelo Guida, Turchia, il modello instabile

La Turchia sembra rivivere un nuovo boom economico e di stabilità politica. La situazione politica è invece tutt’altro che stabile. Il laicismo è ancora fonte di tensioni tra le istituzioni del paese, e, sul piano politico, lo Akp detiene una posizione tutt’altro che solida. Elezioni anticipate potrebbero alterare la composizione del Parlamento ed imporre una coalizione e, di conseguenza, portare ad una nuova instabilità. Nelle scelte dell’UE e degli Usa in Iraq risiedono altre fonti di instabilità internazionale. La Turchia, insomma, è in crescita ma rimane sempre in equilibrio sulle soglie del baratro, e questa non è sempre una scelta turca.

 

Angelo Baracca, Medio Oriente e proliferazione nucleare: per la creazione d’una nuclear free zone

Dietro le denunce strumentali dei programmi militari dell’Iran – per i quali la IAEA asserisce di non avere prove di deviazioni militari – si sviluppa una strategia volta a vanificare il Trattato di Non Proliferazione, per rendere effettivamente utilizzabili le nuove armi nucleari. Si documentano la pericolosa legittimazione dello status nucleare dell’India, e delle capacità ed ambizioni nucleari in primo luogo (ma non solo) del Giappone. La produzione di plutonio a livello mondiale (1.500 tonnellate) e la circolazione di uranio arricchito militare generano una situazione incontrollabile, mentre Washington boicotta strumentalmente il negoziato per un Trattato sul Materiale Fissile. Le tecniche di controllo disponibili, ed utilizzate dalla IAEA, non sono in grado di rivelare l’eventuale scomparsa di decine di chili di plutonio negli impianti di riprocessamento. La Germania e il Giappone hanno accumulato grandi quantità di plutonio (24 e 40 tonnellate) ed hanno le capacità per produrre bombe nucleari in tempi brevissimi. I rischi di proliferazione e di guerra nucleare non sono mai stati così alti.

 


Massimo Zucchetti, Democrazia radioattiva, in Iraq e altrove

L’articolo intende chiarire l’infondatezza dei dubbi ancora esistenti sulla pericolosità Del Depletum Uranium. Usato abbondantemente negli armamenti americani, e di modello americano, il DU potrà provocare nei prossimi 70 anni da cinquemila e quindicimila morti per cancro. Si tratta quindi di una pratica criminale, che l’a. propone di bandire dalla politica militare italiana e dall’esercito, nel quale le armi all’uranio sono già responsabili di molte patologie tumorali.

 

 

Fabio Marcelli, La crisi dell’ONU e il caso del Medio Oriente

L’autore prende in considerazione l’attuale stadio della crisi delle Nazioni Unite, determinata dalle politiche aggressive e imperialiste del governo statunitense e dall’estendersi dei processi di globalizzazione, che determinano la penetrazione dell’ideologia neoliberista nel seno stesso dell’Organizzazione mondiale. Le riforme proposte sono del tutto insufficienti. E’ necessaria un’alternativa basata sul rilancio dei valori istitutivi delle Nazioni Unite, debitamente aggiornati, nonché del ruolo degli Stati come sedi principali della democrazia. La situazione medio-orientale, vero e proprio “buco nero” della situazione mondiale, può fungere da banco di prova di un nuovo ruolo internazionale delle Nazioni Unite, a partire dal rispetto del diritto internazionale, che deve significare ritiro delle forze di occupazione in Iraq come in Palestina e soluzione pacifica delle controversie esistenti.

 

L’altra America
Il risveglio d’un continente

Raffaele Nocera, Premessa

L’a. presenta, in questa premessa, gli ultimi articoli del dossier L’altra America Il risveglio d’un continente¸ pubblicato sul numero precedente di “Giano”. La situazione di fermento politico nel continente latinoamericano viene confermata dalle recenti notizie. L’avanzata della sinistra in Bolivia (con la nazionalizzazione del gas da parte del neoeletto presidente Morales), le incertezze nelle elezioni in Perù ed Equador (in quest’ultimo paese è possibile la vittoria della Confederación de las Nacionalidades Indígenas analoga al Movimiento al Socialismo boliviano), la presenza di un candidato di sinistra con serie possibilità di vittoria nelle prossime consultazioni messicane segnano un ulteriore arretramento dell’influenza statunitense nell’area. Sullo sfondo le difficoltà di integrazione tra Ue e America Latina con i scarsi risultati del vertice di Vienna.

Francesco Martone, Relazioni con l’Europa. Dal neoliberismo all’alternativa sociale (con una Postilla sul summit di Vienna)

Scritto prima di Vienna, l'articolo reca una postilla che analizza la situazione attuale, alla luce degli ultimi avvenimenti.

 

Saggi e note critiche

Massimo Zucchetti, L’atomo militare e le sue vittime

L’a. è un fisico, membro del Comitato Scienziate e Scienziati contro la Guerra, impegnato contro il nucleare i suoi crimini, i suoi sotterfugi. L’articolo descrive i danni, sia all’ambiente della Terra intera che alla salute delle vittime, dei test atmosferici di bombe atomiche (tests nucleari) e delle attività nucleari a scopo militare in genere. La “guerra fredda” formò il contenuto nel quale i tests e le iniziative militari si svolsero, ed anche i pretesti perché essi fossero tenuti segreti. Due casi-studio sono presi come esempio: i test nucleari condotti negli USA negli anni ’50 e ’60, e il disastro ecologico del complesso nuclear-militare di Mayak negli Urali. Le vittime di queste attività – sia fra i civili che fra i soldati “veterani atomici” – si contano a decine di migliaia.

 

Ripensare la Jugoslavia

Domenico Di Fiore, Miloševic e il nazionalismo serbo

La non terzietà del Tribunale dell’Aja, istituito per sanzionare i crimini di guerra nella ex-Jugoslavia, è sotto gli occhi di tutti. Così come le sue responsabilità – e dei suoi “datori di lavoro” dalla coscienza sporca, Usa e Nato – nella demonizzazione di Slobodan Miloševic, quasi fosse l’unico colpevole del dramma balcanico.
E tuttavia Miloševic colpevole certamente lo è: di avere abbracciato – insieme al resto della nomenklatura ex-comunista delle diverse “nazioni” slave – la causa nazionalista ai soli fini della conservazione del potere e dell’arricchimento personale. A scapito dei popoli balcanici e di quella ‘possibilità’ che era per loro la Jugoslavia.





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