Rivista quadrimestrale interdisciplinare
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GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 33 di Giano. Pace ambiente problemi globali, settembre-dicembre 1999

LE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA,
VIATICO PER IL SECOLO

di AngeloBaracca


Il "rischio nucleare" si estende oggi a nuove generazioni di armamenti e a nuove tipologie di strage e di distruzione



Paradossi e scenari di ordinaria follia
L’intervento militare in Kosovo è il segnale più chiaro di come si vanno assestando le strategie mondiali dopo la fine della Guerra Fredda e del bipolarismo. Russia e Cina, ma anche Iran, Corea del Nord e quant’altri, sono avvertiti: gli Usa pretendono che la loro supremazia nel pianeta sia assoluta, e per difendere, o affermare, i propri interessi sono disposti ad intervenire militarmente in qualsiasi parte del mondo e con qualsiasi mezzo! (Quando non bastano le guerre commerciali supportate dalla Wto, World Trade Organization). Questa protervia offre solo due possibilità: allinearsi come servi sciocchi, oppure giocare il pericoloso ruolo di nemici. Ben inteso, un’Europa unita potrebbe giocare ben altro ruolo, ma sembra purtroppo non avere proprio la stoffa; nè le idee. Mentre lo stuolo dei servi sciocchi si allarga, se è vero che aumenta non solo il numero dei paesi che chiedono di entrare sotto l’ombrello della Nato, ma anche di quelli che auspicano addirittura apertamente altri interventi come quello nei Balcani – come avviene tra gli ex–alleati della Csi (Confederazione degli Stati Indipendenti, ex–Urss).

Il pugno di ferro dei paesi più forti – quelli del Nord–Ovest del mondo – si abbatte con tutto il suo peso in ogni punto in cui ci siano da controllare risorse o corridoi di comunicazione o di aprovvigionamento: a meno che non lo faccia per loro conto qualche paese sub–imperialista, come la Turchia o Israele, per guadagnarsi i galloni sul campo (e a patto che sia sufficientemente reazionario).

In questa frenesia di dominio, e caduti i nemici credibili, gli Usa hanno lanciato la più massiccia corsa al riarmo da tempi piuttosto lontani. Tale corsa è giustificata (se così si può dire) dalla loro paranoia di vedere costantemente minacciata la propria sicurezza da parte di qualunque paese che non corrisponda al proprio cliché (e viene pertanto, sic et simpliciter tacciato di fuori–legge). Se non fosse spaventoso, sarebbe patetico questo gigante, presuntuoso e consapevole di essere di gran lunga il più forte, e al tempo stesso così insicuro ed emotivamente fragile da sentirsi seriamente minacciato da chiunque! Non si vede proprio perchè paesi come l’Iran o la Corea del Nord dovrebbero lanciare un attacco al territorio americano, per subire una ritorsione che li cancellerebbe dalla carta geografica. Più seri potrebbero essere, è vero, attacchi terroristici. Ma contro questi a ben poco varrebbero i missili balistici e le testate nucleari (non sono adatti in azioni come il bombardamento in Sudan, od eventualmente contro Bin Laden); mentre ben più concreti e gravi sono per la sicurezza americana gli attentati interni e i gesti di folli, magari adolescenti, che possono fornirsi di armi ... dal tabaccaio.

In entrambi i casi le minacce (vere o presunte) sono proprio il riflesso, come in uno specchio deformante, delle contraddizioni e delle paranoie americane. Sono infatti gli altri paesi a sentirsi seriamente minacciati e ad imboccare la sola strada che vedono possibile – la corsa agli armamenti e il ricorso alle armi di distruzione di massa – e che a sua volta esaspera le paure degli Usa.. Un circolo vizioso che ci sta portando nella situazione più rischiosa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: nella quale il ricorso effettivo alle armi di distruzione di massa (a.d.m.) si fa più minaccioso e concreto che mai.

Un aspetto molto importante da tenere presente è che, da un lato, le funzioni delle armi nucleari si sono molto molto ampliate rispetto all’epoca della Guerra Fredda, e si sono estese a far fronte ad emergenze non–nucleari. Fin dalla guerra del Golfo gli Usa minacciarono velatamente il ricorso alle testate nucleari qualora l’Iraq avesse usato armi chimiche. Senza contare i brividi che proviamo quando vediamo affrontarsi militarmente paesi come l’India e il Pakistan, dotati di capacità nucleare (e l’apprensione che ci provoca il controllo del potenziale nucleare pakistano da parte dei militari che hanno preso il potere). D’altro lato, anche le funzioni delle armi convenzionali, ad alta tecnologia, si sono trasformate, ed hanno assunto ruoli strategici: nella guerra dei Balcani i bombardamenti convenzionali hanno colpito obiettivi strategici (centrali elettriche, vie di comunicazione, ecc.). Tra le due classi di armamenti si sta sviluppando un intreccio sinergico, che delinea scenari strategici nuovi.

Proviamo a dipanare questa matassa che si intrica sempre più, nella quale si mescolano molteplici fattori, alcuni prettamente ideologici, altri ben più materiali: la megalomania delle caste militari si autoalimenta, ma si intreccia con le paranoie ed i fantasmi tipici della mentalità americana, con le smanie di egemonia e di potenza, con interessi economici e geopolitici e, non certo ultimo, con i giganteschi affari dell’industria militare americana (si pensi a cosa significano per quest’ultima la costituzione nei paesi della Nato di eserciti professionali, l’istituzione di forze militari di pronto intervento, l’adeguamento agli standard della Nato, nei sistemi d’arma come nei sistemi di comando e controllo, nonchè nei sempre più sofisticati e costosi sistemi elettronici; non ultimo l’allargamento della Nato a nuovi stati).

Gli Usa sembrano temere sopra ogni altra cosa le a.d.m. e dichiarano come loro obiettivo prioritario quello di eliminarle dalla faccia della terra. Peccato che le loro azioni siano quasi sempre opposte alle intenzioni dichiarate, e stiano ottenendo appunto l’effetto contrario.


Nuove armi nucleari

[...] continua



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