Rivista quadrimestrale interdisciplinare
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GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 36 di Giano. Pace ambiente problemi globali, settembre-dicembre 2000

LA "MUCCA PAZZA" E L’IMPERATIVO DEL CAMBIAMENTO

di Vittorio Sartogo


L’analisi della crisi chiama in causa la "società dei consumi" e le basi stesse della tipologia economica dominante; sommandosi ai problemi globali già presenti, essa segnala una generale e profonda crisi di sistema




I termini del problema. Vorrei presentare alla discussione alcuni aspetti messi in luce dalla vicenda della cosiddetta "mucca pazza", ossia dallíinsorgenza nei bovini dell’encefalopatia spongiforme (BSE). Si sa che si tratta di una malattia infettiva neurovegetativa, individuata nel 1986 nel Regno Unito, che può contagiare líuomo che utilizza la carne di animali che ne siano colpiti. Quello che non si sa è come avvenga il contagio, che si presenta ancora come un puzzle con le tessere in disordine. Si sa che la malattia origina dalla mutazione di una proteina che abbandona la sua forma tridimensionale standard e che infetta le altre proteine con le quali viene a contatto; è la teoria del prione. Non si sa quale sia il fattore scatenante la mutazione e si pensa a un virus. Se così fosse, sarebbe appunto possibile individuare meglio le caratteristiche della malattia e pensare a organizzare un vaccino. Per ora, la malattia sfugge alle certezze della medicina e addirittura ha preso il nome generico di variante della malattia di Creutzfeldt Jakob, che nella sua forma canonica è appunto una malattia neuro degenerativa dell’uomo senza alcuna connessione con la BSE. E presenta un tratto ancor più inquietante: essa incuba per decine di anni, un tempo di silenzio troppo lungo per sapere come proteggere la salute umana.

Tralascio naturalmente le considerazioni che potrebbero pur farsi riflettendo su le posizioni di un autorevole ministro italiano, verde e già uomo di scienza, il quale riteneva utile, nel novembre scorso all’esplodere del caso in Francia, il blocco immediato delle importazioni di carne da quel Paese. Dimenticando che la situazione metteva in luce le magagne di un modo di produrre insostenibile sotto diversi profili, e che non si trattava solo di un caso classico di "epidemia". Se poi fosse possibile operare tenendo conto "che la circolazione della malattia bovina ha caratteristiche non dissimili da quelle dei gas" lascio giudicare ai lettori. Mentre un altro ministro, anchíegli uomo di scienza ma non verde, prima si dice tranquillo, poi certifica la non pericolosità della situazione, poi, reso più cauto dal crescere degli episodi, ammette di essere preoccupato. Il che, almeno nel nostro Paese fa subito giustizia di tutti quei soloni e autorevoli commentatori, da Emma Bonino ad Angelo Panebianco a Enzo Bettiza, che non hanno mancato neppure in questa occasione di stigmatizzare da par loro il cosiddetto allarmismo dellíopinione pubblica e si dichiarano a ogni piè sospinto preoccupati per il dilagare della nota patologia nazionale consistente nel dar credito alle favole e ragione agli incompetenti, diffidando insanamente della scienza.

Peccato, dunque, che i due ministri siano anche due scienziati e peccato che la Fao, nota centrale fomentatrice di isterismi collettivi, metta in guardia il mondo intero di fronte al pericolo rappresentato dal morbo della BSE.


La prima questione è che non sembra esserci più scampo, o speranza
.

Anzi, se fosse vero che la malattia si presenta, seppure inspiegabilmente, su mucche di sicura origine italiana e che hanno mangiato soltanto erba, come pur si sostiene, le cose sarebbero ancora più preoccupanti. È quasi rassicurante credere che vi sia stata una frode o una contaminazione dei mangimi. In ogni caso non si sa molto di quel che è stato combinato e resta profondamene oscura l’effettiva dimensione del fenomeno. Si sa, però, perché è successo. Per rendere migliore la vita, come si dice tant’è che oggi si sta meglio di cento anni fa, almeno nella nostra opulenta società occidentale con la non trascurabile conseguenza che sta meglio, si è cioè arricchito, chi vi provvede. E il Pil è aumentato, verificando la teoria classica secondo la quale chi persegue il proprio personale interesse in libertà origina la ricchezza della nazione (se non delle nazioni). Appare fastidioso, certo, e magari preoccupa quanto sta avvenendo, ma suvvia!, il mondo ha vissuto situazioni ben peggiori (i soliti dinosauri e le glaciazioni tornano sempre a proposito); e le statistiche stanno lì a dimostrare comunque che le probabilità di insorgenza della malattia nellíuomo sono quasi irrilevanti, da un punto di vista epidemiologico. Ne uccide di più il tabacco o líautomobile, in fin dei conti, senza che nessuno pensi di eliminarle dalle strade o di chiudere le fabbriche, come invece si ipotizza di sterminare intere mandrie, compresi i vitellini appena nati.

[...] continua

 



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