Rivista quadrimestrale interdisciplinare
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GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 38 di Giano. Pace ambiente problemi globali, maggio-agosto 2001

RADICI RAGIONI DEL MOVIMENTO "NO GLOBAL"

di Vittorio Sartogo



La critica di massa del capitalismo e della globalizzazione "ha cambiato in pochi anni l’agenda politica del mondo". Dobbiamo studiarne le radici e comprenderne le ragioni




1 – Molte cose sono state scritte sulle radici del movimento antiglobalizzazione o, come sarebbe meglio dire, del popolo di Porto Alegre1. Desta, anzi, una certa curiosità la circostanza che "Il Sole 24 Ore"2 abbia addirittura tracciato un parallelo storico con la "contestazione" dei catari, nel XII e XIII secolo. I catari, i puri, gli albigesi insomma, invitavano alla disobbedienza, disprezzavano l’arricchimento fine a se stesso, cercavano la difesa della natura. Furono poi sconfitti, nel 1209, da una crociata mossa appositamente contro di loro. Sorprendente parallelismo, con i toni da crociata che sono stati usati contro il movimento a Genova e dopo. L’articolo è però significativo perché, in conclusione, afferma che "il fenomeno anti global non si esaurisce in un problema di ordine pubblico e i vertici mondiali non saranno più agibili in remoti castelli tra i monti, ma deve essere studiato nelle sue radici profonde affinché i mutamenti che costituiscono l’essenza stessa della storia siano sempre più percepiti con lungimiranza e capacità previsionale".

E sono stati tirati in ballo, nella ricerca degli antecedenti del movimento, Kant e Rousseau, Thoreau e Marx, Gandhi e i luddisti, in una sorta di galleria della disobbedienza, da Adamo a Seattle. Altri, invece, negano che esistano precedenti perché "un movimento di tale vastità e consonanza non è mai esistito. Quella di adesso è una svolta, non so se epocale. Certo, la democrazia contemporanea è in crisi e questo movimento ha una forza dirompente: in pochi anni è riuscito a cambiare l’agenda politica del mondo"3.

Insomma, vi è materia sufficiente per cercare di comprendere meglio la nascita, il venire alla luce, e quindi le ragioni, di questo movimento di critica della moderna società capitalistica.

Un movimento sociale – secondo la definizione di Alain Touraine4 – è tale se è contemporaneamente un conflitto sociale e un progetto culturale. Se, quindi, mira alla vittoria su di un avversario sociale in nome della realizzazione di valori culturali. Ovviamente, si dovrà discutere se questi valori sono, in effetti, quelli della modernità, e cioè per noi i valori della società industriale Tale mi sembra, per esempio, la contraddizione messa in luce da Luigi Cavallaro5, cui è seguito un importante dibattito sulle pagine de "Il Manifesto", che merita di proseguire nei prossimi numeri anche su "Giano", per contribuire a delineare quella prospettiva alternativa che così fortemente sollecita il movimento stesso.

In questi appunti mi limiterò ad annotare alcuni temi di ricerca per una discussione che deve essere meno episodica e meno legata ai singoli eventi. Senz’alcuna pretesa di completezza ed, anzi, sottolineando fin d’ora la parzialità di annotazioni che muovono da un’esperienza sostanzialmente vissuta nell’ambito della cultura ecologica.

2 – I movimenti ambientalisti, pacifisti, femministi,
ecc. che confluiscono nel movimento anti globalizzazione, nascono evidentemente in differenti momenti [...] continua



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