Rivista quadrimestrale interdisciplinare
fondata nel 1989
GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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  Articolo pubblicato sul numero 42 di "Giano. Pace ambiente problemi globali", settembre-dicembre 2002

Gli Usa contro il diritto internazionale:
illiceità della guerra preventiva

di Fabio Marcelli

 

1. Premessa

La nuova dottrina statunitense dell’autodifesa preventiva costituisce senza dubbio un tentativo di ribaltare la disciplina dell’uso della forza contenuta nella Carta delle Nazioni Unite e in particolare nell’art. 2, para. 4, di essa. Data la natura imperativa e davvero fondamentale di quest’ultima norma, sulla quale poggia tutto il sistema internazionale esistente, il suo scardinamento dovrebbe o segnare il passaggio a una nuova fase storica, segnata dalla rilegittimazione della guerra come strumento delle relazioni internazionali e dal tramonto del principio della sovrana eguaglianza fra gli Stati, oppure costituire un gravissimo crimine internazionale.
Dalla reazione che la comunità internazionale opporrà a questo tentativo deriverà in sostanza il giudizio, insieme storico e normativo, su questo tentativo di sovversione giuridica e sui suoi autori, il Presidente statunitense George Bush, e il suo entourage di petrolieri, armaioli e finanzieri. Se il tentativo riuscirà, essi potranno forse in qualche modo aspirare al titolo di imperatori del Pianeta, se invece fallirà essi dovranno essere chiamati a rispondere del crimine di aggressione, qualora, passando dalla teoria alla prassi, attuassero il loro programma.
L’art. 2.4, in effetti, è di cristallina chiarezza nel richiedere la necessità di rispondere a un attacco armato in corso come presupposto del ricorso alle armi e nell’affermare in ogni caso la preminenza del Consiglio di Sicurezza.


2. Scardinamento del diritto internazionale

Il diritto internazionale ha sempre teso a restringere la portata della legittima difesa identificando in modo il più possibile minuzioso i suoi presupposti. Un precedente che è utile richiamare è il caso “Caroline”, vapore statunitense affondato nel 1837 dalla Marina britannica perché sospettato di trasportare armi ai ribelli canadesi. In quella circostanza fu proprio il Segretario di Stato statunitense, Daniel Webster, a negare la legittimità dell’affondamento, sostenendo che la legittima difesa può essere invocata solo qualora “the necessity of that self-defense is instant, overwhelming, and leaving no choice of means, and no moment for deliberation” .
In altre parole, la legittima difesa deve riguardare un attacco già in corso o del quale siano in corso i diretti preparativi, senza possibilità di equivoco, in modo tale che la risposta immediata data mediante un’azione armata risulti l’unica possibile. Evidenti, altrimenti, i rischi di abusi da parte di aggressori [...] continua



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