Rivista quadrimestrale interdisciplinare
fondata nel 1989
GIANO. PACE AMBIENTE PROBLEMI GLOBALI
 
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Articolo pubblicato sul numero 40 di "Giano. Pace ambiente problemi globali", gennaio-aprile 2002

PLURALITA' E UNITA' DEGLI OLOCAUSTI:
GLI EBREI, E LE ALTRE VITTIME

di Francesco Soverina


La vastità dello sterminio e le sue radici nel razzismo biologico segnalano la necessità di una considerazione complessiva dell’ universi dei “sommersi", che superi ogni possibile uso parziale delle tragedie



“Il sentiero in discesa, che comincia dalla negazione dell’uguaglianza tra gli uomini,
finisce nella perdita della libertà e nel Lager"
(Primo Levi)


Tra le tante finora proposte, la definizione del ’900 come secolo dei genocidi1 pone l’accento sui crimini di massa e sulla lunga scia di sangue che ha segnato profondamente la storia degli ultimi cento anni: dal milione di armeni uccisi durante la prima guerra mondiale per volontà del governo turco allo sterminio attuato dal nazismo, dalle vittime dello stalinismo a quelle dei Khmer rossi nella Cambogia di Pol Pot, dal massacro di oltre 500.000 militanti comunisti in Indonesia tra il 1965 e il 1966 alle "pulizie etniche" nell’ex Jugoslavia, alla feroce caccia all’uomo in Ruanda2. È questa la terribile sequenza, che mostra il volto ferino del secolo XX, etichettato da una recente produzione saggistica come "secolo dell’odio", "secolo delle tenebre", "secolo dei campi"3. Si tratta di un filone interpretativo che coglie nel totalitarismo e nei suoi orrori al tempo stesso la tara e il carattere distintivo del ’900. Tale chiave di lettura viene accentuata da quanti tentano di ridurre, in modo del tutto strumentale, la contrastata vicenda del comunismo a male storico, non limitandosi ad equipararlo al nazismo, ma vedendo in esso il "totalitarismo primario", più duraturo e compiuto4, il portatore del germe più devastante del "totalitarismo criminale". E’ l’approdo della riscrittura mistificatrice della storia novecentesca, che ha nel Nolte revisionista il suo più autorevole ispiratore. Com’é noto, a metà anni ’80 l’intellettuale tedesco dà il via allo Historikerstreit,indicando nel nazismo la "risposta obbligata" al bolscevismo, nel Gulag "il prius logico e cronologico di Auschwitz"5. Enfatizzando la categoria di "guerra civile europea", egli finisce per ridimensionare la complessità del ’900: a suo avviso la dialettica annientamento – contro–annientamento é il nucleo di un conflitto pluridecennale, il cui inizio é la rivoluzione d’ottobre del 1917, scaturigine della catastrofe in cui l’intera Europa é trascinata dalla vittoria di un fenomeno essenzialmente "asiatico"6.
Eppure, fra gli stessi studiosi che sottolineano con forza le affinità fra i sistemi totalitari e l’universo concentrazionario cui essi hanno dato vita, [...] continua



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